FUNAMBOLA
Lacerata dalle indifferenze
con in bocca il gusto amaro delle delusioni
e funambola in equilibrio instabile
percorro il sottile filo della memoria.
Mi coglie la vertigine del vuoto di una vita
e mi rassegno al dolore di assenze inevitabili.
L’anima fragile come cristallo
si frammenta contro gli spigoli delle ombre
e vaga silenziosa nelle inutili attese
di domani incerti ed emozioni nuove.
Inadeguate le parole non bastano
a cogliere l’intricato fluire del tempo
gli interrogativi misteriosi dell’esistere
e rimane il non senso del tormento
di una solitudine spessa come il silenzio
Marisa Provenzano — Catanzaro
MOLTE PAROLE
Molte parole udimmo lungo gli anni
alcune come biglie le lanciammo
contro ombre di sagome accampate
tenaci in un inerte semicerchio
altre le scagliammo contro il cielo
senza ritorno
perse chi sa dove
di altre ci facemmo giocolieri
e ci smarrimmo chiusi dentro i sogni
molte parole le gridammo forte
come fossero urli di macigni
e sigillammo gli antri di paura
molte parole ruvide dicemmo
per lastricare viottoli scoscesi
ai passi balbuzienti del cervello
molte parole
e ci perdemmo quella
che era un sospiro a forma di bisbiglio
umido e dolce come la tristezza
Domenico Luiso — Bitonto (BA)
NEL RUMORE E NEL SILENZIO
Sulla soglia sfrangiata della cattedrale
– superbo gigante di un tempo –
percorsi di lumache
tracciano lucidi arabeschi iridescenti
e l’edera cela gli antichi ricami del marmo.
Vi è l’impressione d’un silenzio sospeso
che ristora dalla esagitata confusione
di ogni giorno,
da quel sordo frastuono che non consente
di ascoltare niente che giunga dal cuore.
Entrando, si viene rapiti da spiragli di luce
che piovono dalla volta sbrecciata
a lambire
i pochi resti di colonne e archi
e a intèssere delicate trine con le ombre.
Più avanti, ancora un simulacro di altare
senza cera, senza coro,
... senza un fiore.
E dove l’organo dall’alto incantava
ora un delta intricato di ruggine scende.
Tra queste rovine solenni
però si avverte una mistica atmosfera,
un senso di sacro:
quasi l’intimo impulso d’una preghiera,
il bisogno di un raccoglimento profondo.
Come se qualche miracoloso intervento
avesse inteso preservare un riparo,
un’isola spirituale,
un approdo sicuro a chi tenta di sfuggire
al vuoto dintorno e al quotidiano rumore.
Fabiano Braccini — Milano